IL CANTO DEL BIDONE

[icons size=’fa-lg’ custom_size=” icon=’fa-pagelines’ type=’normal’ position=” border=’yes’ border_color=” icon_color=’#000000′ background_color=” margin=” icon_animation=” icon_animation_delay=” link=” target=’_self’] Finalista Premio Scenario Periferie 2021

Il Canto del Bidone è una fiaba dimenticata in una discarica, una storia caduta a pezzi che dallo scarto torna a raccontarsi. È la storia della nascita e della crescita, dell’educazione e della diseducazione di una creatura che a tentoni evade dal buio e a cui la vita, che per sua natura non lascia sopravvissuti, impone di funzionare. Fuori dal bidone da cui è uscito, tra le cose del mondo, lo attendono due assurde figure, fabbricanti di esseri umani che non possono fare altro che costruirlo e renderlo adatto. La procedura è lunga e la creatura è difettosa, ma pian piano questo moderno Pinocchio inizia a riempirsi di informazioni, aspettative, formule, progetti e obiettivi che lui nemmeno comprende. Peccato. Pinocchio non funziona. E così lo scarto torna scarto, non riesce a evolvere nella sua ecologica scalata verso il successo, rinuncia, scappa, si svuota e sempre deve ricominciare, come se ad ogni passo una voce interiore, un grillo parlante, gli chiedesse incessantemente il vero motivo di tanto tentare. È quasi una canzone, un ritornello che risuona nella sua testa. Recita “com’è beato chi ancor si sente vuoto” ed è lo stesso ritornello che rimbomba nella mente dell’umanità intera che a testa bassa procede nella sua sfilata incessante e di generazione in generazione studia, lavora, si sposa, progetta, compila, consuma, rompe, ripara, si ammala, va in pensione e finalmente muore. Il Canto del Bidone è uno spettacolo nato dentro la crisi e dentro la crisi è voluto rimanere, trovando rifugio in un gioco d’infanzia, in una casa di fantasia senza pareti. Via dei matti n° 0. È qui che gli attori si muovono, entrando e uscendo dalla porta che Collodi ci ha lasciato aperta e plasmando, come burattinai sapienti, un grezzo e impreparato essere vivente, non dissimile da ciascuno di noi.

CREDITS

regia Alice Sinigaglia
drammaturgia Alice Sinigaglia, Elena Patacchini
interpreti Tommaso Pistelli, Caterina Rosaia, Davide Sinigaglia
scenografie Generazione Eskere, Alessandro Ratti
disegno luci Alice Sinigaglia, Daniele Passeri
produzione Generazione Eskere/ Gli Scarti

MEDIA

[icons size=’fa-lg’ custom_size=” icon=’fa-camera’ type=’normal’ position=’center’ border=’no’ border_color=” icon_color=’#000000′ background_color=” margin=”icon_animation=’q_icon_animation’ icon_animation_delay=” link=” target=’_self’]

PROSSIME DATE

[ecs-list-events cat=’scarti’ venue=’true’ excerpt=’true’]

CIRCUITAZIONE

28 FEBBRAIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
21 LUGLIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
28 FEBBRAIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
21 LUGLIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE

PRESS

“La mia domenica teatrale doveva essere milanese, ma uno sciopero mi ha fatto cambiare piani e mi sono ritrovato al Teatro della Caduta a vedere la nuova creazione di ScenaMadre Compiti a casa.

Dopo la vittoria del Premio Scenario Infanzia edizione 2014 con La stanza dei giochi, ScenaMadre torna con Compiti a casa, un racconto teatrale dedicato all’infanzia che affronta un tema scomodo: il momento che precede la separazione, quello in cui mamma e papà rinunciano a sistemare le cose e si preparano a vivere in case separate. Come reagiscono i bambini?

Da questa domanda scaturisce la narrazione che si sviluppa a partire da un racconto di Gabriel Garcìa Marquez La luce è come l’acqua. Le onde attraverso cui si propaga la luce, rotta la lampadina che la contiene, erompe come acqua da un rubinetto e illumina le cose. Mamma e papà litigano perché hanno smarrito la luce e Marta e Michele, i due fratellini protagonisti, cercano di fargliela trovare inondando la casa.

La luce illumina angoli dimenticati, fa ritrovare cose smarrite da lungo tempo e dimenticate, ma tutto questo non basta, i genitori continuano a litigare, non vedono la luce e la separazione diventa inevitabile. I bambini decidono quindi di tenersi la luce per sé, si promettono di non farla spegnere come è accaduto ai loro genitori, perché intuiscono che diventare adulti è in fondo diventare grigi.

Un finale agrodolce, che già era nella novella di Marquez dove però tutti annegano perché non sono in grado di sopportare troppa luce. ScenaMadre fornisce una risposta diversa, quasi una mossa difensiva e conservativa: se non posso far nulla per gli adulti, posso fare qualcosa per me, tenermi quella luce, tenermela stretta prima che il mondo, come dicevano i Visage, non sfumi in grigio.

Un racconto quello di ScenaMadre che scaturisce da una naturalezza senza affettazione. Una poesia che sgorga da una quotidiana tragedia, laddove una famiglia si spezza e va alla deriva e i bambini come naufraghi trovano una risposta che dia senso a un mondo che non capiscono. Loro, i piccoli, se litigano poi fanno la pace: perché agli adulti non succede? Questo si chiedono senza trovare una risposta e quindi non resta che tenersi quella luce che illumina l’infanzia, tenerla stretta e portarla con sé persin nel tempo che passa.

Presentato in forma di studio, Compiti a casa di ScenaMadre è già ben concepito. Forse qualche problema di ritmica tra una scena e l’altra, ma cose che poi si aggiustano con la ripetizione. Bella l’idea della proiezione di foto in diapositiva, che concede alla narrazione una dimensione familiare e di ricordo, un messaggio agli adulti di ricordare i momenti felici anche nella miseria.

Molto poetica e riuscita la scena della battaglia iniziale, bambini che giocano alla guerra e che vengono interrotti da quella degli adulti che non contiene nessuna finzione. Un finale debordante ma non dico altro per non peccare di spoileraggio!

Un teatro per i piccoli ma solo in apparenza. Il teatro per sua natura parla sempre al mondo senza riguardo alcuno all’età di chi si siede al suo cospetto.”

Enrico Pastore
CONTATTI

Giulia Moretti
produzioni@associazionescarti.it

Caterina Rosaia
generazioneskere@gmail.com
3490685044

Altre produzioni

[portfolio_list type=”standard” hover_type_standard=”thin_plus_only” box_border=”no” columns=”3″ order_by=”date” order=”DESC” filter=”no” view_button=”no” show_load_more=”no” number=”3″ show_title=”yes” title_tag=”h5″ portfolio_separator=”yes” separator_color=”#dd0f0f” show_categories=”no” text_align=”center” category=”generazione-eskere”]
Torna in alto