Domino

[icons size=’fa-lg’ custom_size=” icon=’fa-pagelines’ type=’normal’ position=” border=’yes’ border_color=” icon_color=’#000000′ background_color=” margin=” icon_animation=” icon_animation_delay=” link=” target=’_self’] Menzione Speciale Premio Scenario Infanzia 2018, Festival Teatri di Mondo 2019, Festebà 2019

Domino è la storia di Gianmaria, un bambino che festeggia il suo compleanno insieme ai suoi parenti e pretende di festeggiarlo anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Una festa un po’ anomala, senza palloncini né compagni di scuola, in cui c’è spazio solo per i capricci del bambino che avanza una richiesta dietro l’altra, mentre tutti fanno a gara per accontentarlo, in un’eccessiva indulgenza che finisce per rompere e stravolgere gli equilibri della casa. Lo spettacolo è uno sguardo attraverso la serratura di una porta, una spietata fotografia al più emblematico degli ambienti sociali: la Famiglia; culla di contraddizioni ed insufficienze, caotica somma di punti di vista in cui il giudizio oggettivo è ostacolato dal più potente dei filtri esistenti, l’amore.

In Gianmaria non c’è cattiveria, non c’è strategia, in lui vive quella “sindrome del piccolo imperatore” tipica dei bambini molto amati, che cresce alimentata dai famigliari e che lo porta a disprezzare gli stessi “grandi” che tanto lo esaltano. In questa grottesca situazione, la relazione sana ed affettuosa che dovrebbe regolare i rapporti e le naturali gerarchie sembra aver perso completamente di efficacia e di rigore. I 7 attori in scena creano giochi surreali, costruiscono e smontano la scena ed inventano polifonie per divertire il bambino, distrarlo, perfino per lodarne le virtù: tutto questo sembra in un primo tempo appagarlo, ma è come una corsa sfrenata destinata ad interrompersi, una corda tesa che prima o poi dovrà spezzarsi. L’unico rapporto costruttivo risulta essere quello fra il bambino e l’unico personaggio esterno presente sulla scena, giudice imparziale e sguardo prezioso per la crescita non solo di Gianmaria ma di ogni membro della famiglia.

Motivazione Premio Scenario
“Lo spettacolo colpisce per la sua corale teatralità.
Lo squilibrato rapporto tra una bizzarra famiglia e il “piccolo imperatore” Gianmaria mette al centro le responsabilità adulte in un processo di costante soddisfacimento dei desideri infantili e lo fa superando l’immagine edulcorata, che spesso contraddistingue il mondo dell’infanzia.
In questo grande gioco, fatto di sfide e divertimento, regolato da poteri che si alternano e si rincorrono, tra sconfitte e presunte vittorie, emergono ironia, ritmo e coralità. È un’equilibrata armonia che sembra intrecciarsi ad un’incalzante partitura musicale. I 9 attori in scena sono una presenza polifonica, come fossero voci e strumenti unici e diversi, e allo stesso tempo capaci di costituirsi in un insieme di espressioni e movimenti all’unisono.”

CREDITS

regia Alice Sinigaglia
drammaturgia collettiva Generazione Eskere
interpreti Leonardo Bernardini, Gianmaria Meucci, Claudia Natucci, Tommaso Pistelli, Caterina Rosaia, Alice Sinigaglia, Davide Sinigaglia, Giordano Tommaseo
scenografie Generazione Eskere
tecnica Alice Sinigaglia, Daniele Passeri
produzione Generazione Eskere /Gli Scarti 

MEDIA

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PROSSIME DATE

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CIRCUITAZIONE

28 FEBBRAIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
21 LUGLIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
28 FEBBRAIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE
21 LUGLIO 2018 TEATRO ROSSI – PISA
3 GIUGNO 2018 TEATRO ROSSI – MILANO
12 LUGLIO 2018 FABBRICA EUROPA – FIRENZE

PRESS

“La mia domenica teatrale doveva essere milanese, ma uno sciopero mi ha fatto cambiare piani e mi sono ritrovato al Teatro della Caduta a vedere la nuova creazione di ScenaMadre Compiti a casa.

Dopo la vittoria del Premio Scenario Infanzia edizione 2014 con La stanza dei giochi, ScenaMadre torna con Compiti a casa, un racconto teatrale dedicato all’infanzia che affronta un tema scomodo: il momento che precede la separazione, quello in cui mamma e papà rinunciano a sistemare le cose e si preparano a vivere in case separate. Come reagiscono i bambini?

Da questa domanda scaturisce la narrazione che si sviluppa a partire da un racconto di Gabriel Garcìa Marquez La luce è come l’acqua. Le onde attraverso cui si propaga la luce, rotta la lampadina che la contiene, erompe come acqua da un rubinetto e illumina le cose. Mamma e papà litigano perché hanno smarrito la luce e Marta e Michele, i due fratellini protagonisti, cercano di fargliela trovare inondando la casa.

La luce illumina angoli dimenticati, fa ritrovare cose smarrite da lungo tempo e dimenticate, ma tutto questo non basta, i genitori continuano a litigare, non vedono la luce e la separazione diventa inevitabile. I bambini decidono quindi di tenersi la luce per sé, si promettono di non farla spegnere come è accaduto ai loro genitori, perché intuiscono che diventare adulti è in fondo diventare grigi.

Un finale agrodolce, che già era nella novella di Marquez dove però tutti annegano perché non sono in grado di sopportare troppa luce. ScenaMadre fornisce una risposta diversa, quasi una mossa difensiva e conservativa: se non posso far nulla per gli adulti, posso fare qualcosa per me, tenermi quella luce, tenermela stretta prima che il mondo, come dicevano i Visage, non sfumi in grigio.

Un racconto quello di ScenaMadre che scaturisce da una naturalezza senza affettazione. Una poesia che sgorga da una quotidiana tragedia, laddove una famiglia si spezza e va alla deriva e i bambini come naufraghi trovano una risposta che dia senso a un mondo che non capiscono. Loro, i piccoli, se litigano poi fanno la pace: perché agli adulti non succede? Questo si chiedono senza trovare una risposta e quindi non resta che tenersi quella luce che illumina l’infanzia, tenerla stretta e portarla con sé persin nel tempo che passa.

Presentato in forma di studio, Compiti a casa di ScenaMadre è già ben concepito. Forse qualche problema di ritmica tra una scena e l’altra, ma cose che poi si aggiustano con la ripetizione. Bella l’idea della proiezione di foto in diapositiva, che concede alla narrazione una dimensione familiare e di ricordo, un messaggio agli adulti di ricordare i momenti felici anche nella miseria.

Molto poetica e riuscita la scena della battaglia iniziale, bambini che giocano alla guerra e che vengono interrotti da quella degli adulti che non contiene nessuna finzione. Un finale debordante ma non dico altro per non peccare di spoileraggio!

Un teatro per i piccoli ma solo in apparenza. Il teatro per sua natura parla sempre al mondo senza riguardo alcuno all’età di chi si siede al suo cospetto.”

Enrico Pastore
CONTATTI

Giulia Moretti
produzioni@associazionescarti.it

Caterina Rosaia
generazioneskere@gmail.com
3490685044

Altre produzioni

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